Tutti gli organismi viventi sono formati da cellule, ma fino a 350 anni fa nessuno lo sapeva.
La parola «cellula» fu usata per la prima volta dallo scienziato inglese Robert Hooke (1635- 1702). Egli, osservando con il suo rudimentale microscopio [A] una sottile sezione di sughero, vi riconobbe delle strutture a forma di «celletta» a cui diede appunto il nome di cellula («piccola cella» o «stanzetta») [B].
Il primo che riuscì a osservare cellule vive fu l’olandese Antoni Van Leeuwenhoek (1632-1723): con il suo microscopio, che poteva ingrandire fino a 200 volte, riconobbe in una goccia d’acqua stagnante un gran numero di piccolissimi organismi in movimento (che chiamò animalucoli). Egli non poteva ancora sapere che alcuni tra essi erano in realtà protozoi e alghe microscopiche capaci di spostarsi autonomamente nell’acqua [C].
Nel 1839 lo zoologo tedesco Theodor Schwann (1810-1882), osservando frammenti animali al microscopio, notò dei «nuclei» circondati da una sostanza gelatinosa, a sua volta racchiusa in una sottile pellicola, strutture assai diverse dalla spessa parete delle cellule vegetali. Ma Schwann intuì che proprio il nucleo e la sostanza che lo circondava fossero elementi comuni a tutte le cellule: sia quelle vegetali sia quelle animali apparivano costituite da un nucleo e da una massa gelatinosa racchiusi in una membrana (che nei vegetali era tanto spessa da formare una vera e propria parete).
Anche il botanico tedesco Mathias Jakob Schleiden (1804-1881) giunse quasi contemporaneamente alla stessa conclusione. Schwann e Schleiden proposero una nuova definizione di cellula e un’ipotesi di fondamentale importanza: tutti gli esseri viventi sono costituiti da cellule.