La leggenda di Robin Hood

Trama

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Nel 1191 Giovanni Senzaterra assume la reggenza del regno d’Inghilterra dopo che il legittimo sovrano, il fratello Riccardo Cuor di Leone, è stato fatto prigioniero in Terrasanta, dove si era recato nel corso della Terza crociata; con l’aiuto del fedele sir Guy di Gisborne, Giovanni instaura un regime fortemente autoritario e istituisce imposte sempre più esose, provocando il malcontento della popolazione. Alcuni ribelli, guidati da Robin Hood e con base nella foresta di Sherwood, insorgono contro Giovanni, che essi ritengono un usurpatore; a più riprese ne attaccano l’esercito e gli esattori delle tasse, depredandoli dei loro averi: le ricchezze così ottenute vengono in parte elargite alla popolazione e in parte conservate per riscattare Riccardo, il quale però all’insaputa di quasi tutti è nel frattempo riuscito a ritornare in Inghilterra. Dopo essersi imbattuto in quest’ultimo e avergli giurato fedeltà, Robin viene a sapere tramite lady Marian – dama di corte segretamente innamorata di lui – dell’esistenza di un piano ordito da Giovanni per assassinare il fratello: Robin riesce prima a sventare la congiura e poi, con l’aiuto dello stesso Riccardo, a impedire che Giovanni venga incoronato nuovo re d’Inghilterra. Una volta riappropriatosi del trono, Riccardo condanna Giovanni all’esilio e ricompensa Robin: lo nomina conte di Locksley e Huntington e gli concede la mano di lady Marian.

La sequenza presentata mostra Robin che, prima di una delle sue scorrerie ai danni degli uomini di Giovanni, incita i compagni a combattere l’usurpatore in nome di Riccardo.

Scopo didattico

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Eroe popolare inglese, Robin Hood è il protagonista di numerosi racconti e ballate, risalenti in forma scritta al XIV secolo ma derivanti da una tradizione orale anteriore; figura in parte storica e in parte leggendaria, è probabilmente frutto della fusione tra un personaggio realmente esistito – un bandito o un nobile sassone decaduto – e le preesistenti leggende di un dio della foresta o un folletto, verosimilmente omonimo. L’immaginario moderno vede in Robin un abilissimo arciere e un generoso fuorilegge, che “ruba ai ricchi per dare ai poveri”, legando le sua gesta alla foresta di Sherwood, nella contea di Nottinghamshire; diversamente viene invece dipinto da alcuni scrittori medioevali e da certi storici contemporanei: secondo costoro, egli sarebbe stato un bandito tra i tanti, operante nella contea dello Yorkshire. Al cinema, il personaggio di Robin Hood ha goduto sin dall’epoca del muto di grande popolarità: il primo film dedicato alle sue gesta risale al 1908 per la regia di Percy Slow, Robin Hood and his merry men, seguito nel 1922 da Robin Hood di Allan Dwan; la trasposizione più celebre resta tuttavia quella di Michael Curtiz e William Keighley, La leggenda di Robin Hood (1938), che fungerà da modello per il Robin Hood disneyano di Wolfgang Reitherman (1973), per Robin Hood – principe dei ladri di Kevin Reynolds (1991, con Kevin Costner nel ruolo principale) e per il parodistico Robin Hood – un uomo in calzamaglia di Mel Brooks (1993). Dopo l’insolito Robin e Marian di Richard Lester (1976), che ritrae un maturo Robin alle prese con un mondo che l’ha ormai dimenticato, e Robin Hood – la leggenda di John Irvin (1991), che tenta di storicizzare la vicenda dipingendo il conflitto tra Anglosassoni e Normanni, l’ultima pellicola dedicata all’eroe è stata Robin Hood di Ridley Scott (2010).

Laboratorio

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Riccardo Cuor di Leone è una figura storica controversa: tanto i cronisti medioevali quanto gli studiosi contemporanei ne offrono i ritratti più disparati. Nel corso dei secoli, egli è stato descritto come un principe valoroso, un grande stratega, un modello di cavalleria e una leggenda; ma è stato descritto anche come un personaggio crudele e violento, un figlio sleale, un pessimo governante e un crociato fallimentare, che andò a morire scioccamente in un assedio senza importanza. Lo storico Jean Flori, a conclusione della sua monografia dedicata al sovrano, osserva quanto segue:

Mente il re di Francia Filippo Augusto governava e dominava il suo regno, il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone andava lontano a combattere i Saraceni, durante la Terza crociata. È questa l’immagine di Riccardo spesso ricordata dagli storici inglesi contemporanei, pronti a vedere in lui un avventuriero e un cattivo re, mediocre governante, imprevidente e instabile, in sella all’utopia e lanciato contro il vento. Riccardo non era un re mediocre, anzi, ma la maggior parte della sua attenzione era rivolta al di fuori dell’Inghilterra. [...] La sua reputazione di cavaliere alla ricerca di avventure non era usurpata. Possiamo addirittura dire che egli inaugurò un nuovo modo di governare, a cavallo e spada alla mano, di cui rimase per sempre il modello. Re cavaliere, ma nondimeno era un monarca di valore. Re cavaliere, che soprattutto voleva essere un modello di cavalleria, amato e ammirato. Ci riuscì. Lo è tutt’ora. Perché l’immagine di Riccardo che, ancora oggi, perdura nell’immaginario collettivo è sicuramente inesatta, schematica, incompleta, esagerata, caricaturale... ma non per questo falsa.

J. Flori, Riccardo Cuor di Leone, Einaudi 2002, p. 414 (testo adattato)

In quale misura l’interpretazione di Flori può essere rintracciata nella sequenza presentata? Quale aspetto di Riccardo (governante o cavaliere?) viene considerato e come è valutato (positivamente o negativamente?) il suo operato? Per contro, come viene descritto Giovanni Senzaterra? Che cosa significa l’espressione “legittimisti di Sherwood”, utilizzata da Robin per definire se stesso e i suoi compagni?