La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
Che cosa significa? Questo articolo codifica costituzionalmente la foggia della bandiera della Repubblica italiana che, in realtà, era già stata stabilita nel 1946, con un decreto legislativo presidenziale. Nel corso della discussione fu sollevata una sola questione, che riguardava l’eventuale possibilità di apporre uno stemma nella banda centrale bianca della bandiera; così accadeva ad esempio per il precedente “tricolore”, approvato nel 1925 in epoca fascista, che aveva al centro lo stemma della casa regnante. L’Assemblea costituente, però, decise per il “tricolore puro e schietto”.
Le origini del “tricolore” risalgono alla Repubblica cispadana: fu nel 1797 che il Parlamento decise, come colori della bandiera, il verde, il bianco e il rosso. Il “tricolore”, con al centro lo “scudo di Savoia”, ricomparve durante la Prima guerra d’indipendenza (1848-49); nel 1861, proclamato il Regno d’Italia, la bandiera prescelta fu proprio il “tricolore” di tale guerra.
Ma perché...? La bandiera è il simbolo della Repubblica italiana e per questa ragione il suo uso e la sua cura sono tutelati e protetti dalla legge. In particolare è previsto il reato di vilipendio alla bandiera, che sanziona tutti gli atti finalizzati alla distruzione o al danneggiamento della bandiera: è vietato, ad esempio, bruciare la bandiera durante una manifestazione. Alla base di questo divieto vi è il dovere di rispettare i simboli dello Stato. In altri Paesi invece prevale il diritto a esprimere la propria opinione: è considerato legittimo danneggiare o distruggere la bandiera per manifestare il proprio dissenso verso la politica del Governo. Ci si può quindi chiedere se, in questo modo, in Italia non venga limitata la libertà di espressione; va tuttavia notato che è legittimo criticare le scelte del Governo apertamente: solo questo specifico modo viene considerato illegale.