I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica.
Che cosa significa? L’articolo riconosce una piena libertà di riunione nei luoghi privati e in quelli aperti al pubblico. Solamente per le riunioni nei luoghi pubblici è richiesta, almeno tre giorni prima e in forma scritta, la comunicazione alle autorità di pubblica sicurezza: tale comunicazione deve contenere il giorno, l’ora, il luogo e l’oggetto della riunione; le generalità delle persone designate a prendere la parola; le generalità e le firme dei promotori. I due soli limiti al diritto di riunione sono rappresentati dalla necessità che i cittadini si riuniscano “pacificamente” e “senza armi”.
Una riunione può essere vietata nei luoghi pubblici solo se vi sono rischi per la sicurezza e l’incolumità pubblica. Per fare qualche esempio, riunirsi in un parco per ascoltare un amico che declama poesie è pienamente consentito, mentre un incontro rissoso e violento tra tifosi di squadre avversarie è una riunione contraria alla legge.
Ma perché...? Il diritto di riunirsi liberamente, salvo i preavvisi richiesti in caso di riunione in un luogo pubblico, si collega ad altri diritti fondamentali per una società democratica: libertà di movimento, libertà di parola, libertà personale. Riunirsi, discutere, manifestare, rendere pubbliche le proprie opinioni, dissentire dalle decisioni prese da un Governo ecc. sono diritti fondamentali in una democrazia, senza i quali sarebbe impossibile quel libero scambio di opinioni che è tipico della nostra società. Al contrario il divieto di riunirsi è caratteristico di un regime dittatoriale, che vede nella riunione dei cittadini una possibile minaccia.
In Italia le manifestazioni organizzate da partiti, sindacati e associazioni sono un evento frequente; anzi, così frequente che alcuni commentatori lo giudicano ormai uno strumento inefficace e spesso controproducente per i disagi che crea. Altri ancora sostengono che la piazza “virtuale” (siti, forum…) sia uno spazio più moderno ed efficace di incontro e confronto. La partecipazione alle manifestazioni resta però un mezzo efficace per valutare l’adesione della cittadinanza alle idee degli organizzatori o, come si dice più semplicemente, per “contarsi”.