La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto.
Il numero dei deputati è di seicentotrenta, dodici dei quali eletti nella circoscrizione Estero.
Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i venticinque anni di età.
La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, si effettua dividendo il numero degli abitanti della Repubblica, quale risulta dall’ultimo censimento della popolazione, per seicentodiciotto e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti.
Che cosa significa? Questo articolo ha un contenuto molto tecnico, perché stabilisce la proporzione tra abitanti e deputati. Il numero di deputati è fisso; il numero di cittadini per deputato varia a seconda di come si modifica il numero di abitanti del Paese. La legge elettorale attualmente in vigore, la n. 207 del 2005, è piuttosto complicata: è di tipo proporzionale (prevede cioè che ogni partito ottenga un numero di deputati proporzionale ai voti che ha ricevuto), ma con un premio di maggioranza correttivo (il partito che ha ottenuto in assoluto più voti ottiene un premio, cioè la maggioranza alla Camera: 340 deputati sui 630 totali).
Questo meccanismo, che intende garantire la stabilità di governo assegnando la maggioranza a un partito, finisce in qualche modo per “tradire” l’aspetto proporzionale. Una legge elettorale proporzionale mira infatti soprattutto a generare un Parlamento che sia lo specchio delle tendenze politiche del Paese, ma, quando i partiti sono parecchi, si corre il rischio di avere un Parlamento frazionato in molti gruppi in contrasto tra loro, cosa che impedisce la governabilità dello Stato: lo scopo del premio di maggioranza è di rafforzare il vincitore, anche se la vittoria dipende da uno scarto minimo, in modo che abbia il numero di deputati sufficiente per governare.
Ma perché...? La circoscrizione Estero è stata fonte di grandi dibattiti. A votare i candidati sono gli Italiani residenti all’estero: ma chi sono questi Italiani? La legge non si riferisce a coloro che si trovano momentaneamente all’estero, ad esempio per ragioni di lavoro, ma a coloro che vivono stabilmente all’estero o che hanno una doppia cittadinanza, quella italiana e quella del Paese di residenza. Lo scopo di questa legge è consentire un maggior legame tra i residenti all’estero e il loro Paese d’origine.
I contrari a questa legge hanno sostenuto che in questo modo degli Italiani ormai lontani dal Paese contribuirebbero a eleggere un Parlamento le cui leggi non li riguarderebbero e a cui non sarebbero soggetti.
Come si può capire, si tratta di due approcci diversi, fondati entrambi su validi argomenti: è più opportuno spezzare il legame con gli Italiani all’estero o consentire a chi vive in un altro Paese di esercitare un potere sui cittadini residenti in Italia senza reciprocità?