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Articolo 6

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Che cosa significa? Questo sintetico articolo si ispira a un significativo principio di rispetto della lingua parlata da una comunità e assume come dato di fatto che in Italia esistono minoranze linguistiche, ossia gruppi che non parlano l’italiano come prima lingua. Lo scopo di questo articolo era evitare che la maggioranza nazionale potesse limitare i diritti delle minoranze linguistiche in quelle regioni dove queste avevano tradizioni culturali e linguistiche (per esempio gli altoatesini di lingua tedesca, i francofoni in Valle d’Aosta o gli sloveni in Friuli-Venezia Giulia).
L’art. 6 trova applicazione soprattutto negli ordinamenti delle Regioni a statuto speciale (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia) che tutelano le minoranze attraverso il bilinguismo (la possibilità di utilizzare in maniera paritaria, anche nelle scuole, l’italiano e la lingua madre) e il separatismo linguistico: quest’ultimo modello, in vigore in Trentino-Alto Adige e nelle province di Trieste e Gorizia, tende a separare i gruppi linguistici, per esempio attribuendo a ciascuno proprie scuole dove l’idioma dell’altro è studiato come “seconda lingua”.

Ma perché...? Rispettare la lingua di una comunità è un atto di alto valore civile, perché significa rispettare quella stessa comunità. La lingua madre non è un elemento accessorio o secondario dell’identità personale e collettiva, ma è radicata profondamente nella mente di una persona ed è uno specchio della cultura che l’ha generata. Per questa ragione la riduzione del numero di lingue esistenti sulla Terra, provocata dalla globalizzazione, viene oggi considerata una forma di impoverimento.
In Italia la legge tutela molte minoranze. Nel 1999 è stata approvata la legge n. 482 per tutelare le minoranze linguistiche (albanesi, altoatesini, carinziani, carnici, catalani, croati, franco-provenzali, francofoni, friulani, greci, ladini, occitani, sardi, sloveni, rom e sinti) e per favorire l’utilizzo e la conservazione dei loro idiomi; in alcuni casi si tratta di gruppi linguistici poco numerosi ma ritenuti significativi da un punto di vista culturale.

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