La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.
Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.
Che cosa significa? Questo articolo definisce gli enti di cui è costituita la Repubblica. Il nuovo art. 114 conferisce agli enti locali – di cui il Comune rappresenta l’organo più vicino ai cittadini su cui poggia la suddivisione territoriale della Repubblica – autonomia politica, normativa (la Regione può approvare leggi; gli enti locali regolamenti), statuaria (definiscono in proprio la loro organizzazione), amministrativa e finanziaria (possono definire e applicare propri tributi).
Rispetto all’articolo originario, viene introdotta anche la città metropolitana (un organo che comprende una grande città e i suoi agglomerati urbani periferici). Il Parlamento ha individuato 10 aree metropolitane (Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Torino, Reggio Calabria, Roma, Venezia) e le Regioni a statuto speciale altre 5 (Cagliari, Catania, Messina, Palermo, Trieste).
Inoltre, l’articolo ha costituzionalizzato la funzione di Roma quale capitale della Repubblica.
Ma perché...? Da qualche anno la discussione sugli enti locali è estremamente accesa. In particolare le accuse sono rivolte nei confronti delle Province e dei Comuni. Per quanto riguarda le prime, la crescita del loro numero ha suscitato aspre polemiche, per via dei costi derivati e ha posto in primo piano il dibattito sulla loro utilità. Le opzioni in campo vanno dalla totale abolizione, alla riduzione, alla trasformazione in enti di natura diversa, formati da rappresentanti dei Comuni. Si tratta in ogni caso di un dibattito aperto.
Per quanto riguarda i Comuni, nessuno mette in dubbio il loro ruolo, ma piuttosto il loro numero: molto hanno una popolazione di poche migliaia di persone (o addirittura centinaia), altri sono così vicini gli uni agli altri da essere indistinguibili (come avviene in alcune periferie di grandi città). La riduzione del numero di Comuni tramite accorpamento porterebbe un certo risparmio perché calerebbe il numero dei sindaci, degli assessori e dei consiglieri comunali, ma molti si chiedono se non comporterebbe anche un peggioramento della qualità dell’amministrazione e dei servizi pubblici.