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Articolo 24

Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.
La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado di procedimento.
Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione.
La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari.

Che cosa significa? I diritti affermati in questo articolo sono tre: l’inviolabilità del diritto alla difesa, il diritto alla difesa gratuita e il diritto al risarcimento. Perché l’amministrazione della giustizia sia equa, è necessario che le due parti in contrasto (accusa e difesa) possano agire su un piano paritetico, senza che una delle due abbia un particolare vantaggio sull’altra. Se l’accusato non potesse avvalersi di un avvocato, questa situazione non sarebbe possibile e la giustizia finirebbe con l’essere unicamente un arbitrio da parte dello Stato; i processi sono infatti eventi complessi che richiedono una conoscenza approfondita della legge: per difendersi è necessario compiere determinate operazioni (come cercare testimoni, prove…) che l’accusato da solo potrebbe non essere in grado fare (ad es. se in carcere) o non saper fare in modo efficace.

Ma perché...? Questo articolo della Costituzione, a parere di alcuni, è stato a lungo disatteso. In passato, l’Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo per le gravi carenze del sistema di assistenza giudiziaria ai non abbienti: solamente all’inizio degli anni Duemila, infatti, è stato generalizzato il sistema del patrocinio a spese dello Stato. Ma qui sorge una questione importante: quando una persona è non abbiente? Attualmente quando il suo reddito imponibile è inferiore a circa 11000 euro, che equivale a uno stipendio mensile – per un lavoratore dipendente – di circa 800 euro; è legittimo chiedersi se questo reddito sia sufficiente a garantire a una persona un’adeguata difesa.
Il diritto alla riparazione è importante perché stabilisce il principio che lo Stato debba pagare per gli errori che commette, versando una cifra alla persona che ha subito un danno. Ma come si calcola la riparazione del danno? I criteri non sono univoci: il giudice deve indicare quelli da lui adottati, che possono tenere conto del danno economico subito, ma anche fare riferimento a un principio di equità (non sempre i danni possono essere quantificati in modo “oggettivo”).

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