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Articolo 26

L’estradizione del cittadino può essere consentita soltanto ove sia espressamente prevista dalle convenzioni internazionali.
Non può in alcun caso essere ammessa per reati politici.

Che cosa significa? L’estradizione è uno strumento di cooperazione internazionale, con il quale una persona viene consegnata dallo Stato in cui si trova a un altro Stato che vuole giudicarla o che vuole dare attuazione a una sentenza di condanna già pronunciata.
L’articolo si riferisce solamente all’estradizione passiva (lo Stato italiano riceve la richiesta di consegna di un cittadino accusato di aver commesso un reato da uno Stato estero) e non all’estradizione attiva (lo Stato italiano richiede a uno Stato estero la consegna di un cittadino che è stato imputato e condannato in Italia).
L’art. 26 tutela i cittadini italiani in tre modi: vieta l’estradizione per reati politici; prevede l’estradizione verso Paesi con i quali l’Italia abbia firmato un accordo (in questo modo è garantita la reciprocità di trattamento delle richieste inoltrate dagli Stati firmatari); non ammette l’estradizione verso quei Paesi il cui ordinamento prevede pene che non possono essere inflitte in Italia (ad es. la pena di morte).

Ma perché...? Spesso i casi di crimini che richiedono l’estradizione salgono alla ribalta delle cronache, soprattutto quando uno Stato si oppone all’estradizione. Negli ultimi anni sono oggetto di grandi discussioni il caso dell’ex-terrorista Cesare Battisti, condannato per più omicidi e rifugiatosi prima in Francia e poi in Brasile (che ha negato l’estradizione in Italia), e il caso di due soldati italiani, che hanno ucciso due pescatori indiani in acque internazionali scambiandoli per pirati.
Questi casi sono particolarmente complessi perché, alle considerazioni di carattere legale, si mescolano i rapporti tra gli Stati coinvolti e le pressioni dell’opinione pubblica: tutto ciò rende difficile una soluzione in accordo con i principi della giustizia. Il caso dei due soldati italiani, in particolare, ha destato grande preoccupazione: il fatto che in India sia ancora in vigore la pena di morte è un ostacolo alla loro estradizione.

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