La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Che cosa significa? Al pari di altri articoli, anche l’art. 4 sottolinea l’importanza del lavoro. Il diritto al lavoro è qui inteso come principio e non come norma giuridica: detto in altri termini, lo Stato ha il dovere di sviluppare le condizioni idonee a che ciascuno possa lavorare, non il dovere di trovare un lavoro a chi ne è privo. Da questo punto di vista il diritto al lavoro è come il diritto alla salute: tutti hanno il diritto di essere curati, ma nessuno può pretendere che lo Stato ripristini una condizione di salute nel malato, perché un potere di questo genere non appartiene allo Stato.
Il diritto morale del singolo ad avere un lavoro va di pari passo con il dovere a contribuire al progresso dell’intera società. Come in altri articoli, anche in questo la dimensione individuale non annulla quella collettiva ma le due dimensioni si integrano, nella convinzione che tra il singolo e la collettività esista un legame inscindibile.
Ma perché...? Il lavoro è il mezzo con il quale le persone si sostengono e, soprattutto in periodi di crisi economica e di aumento della disoccupazione, il diritto al lavoro appare quanto mai importante. Tale diritto non equivale all’obbligo da parte dello Stato di creare e trovare un lavoro a chi lo sta cercando: se fosse così, lo Stato dovrebbe impiegare in modo improduttivo le proprie risorse, con la conseguenza che in breve tempo i disoccupati tornerebbero a essere tali e lo Stato avrebbe sperperato inutilmente le proprie risorse.
Il diritto al lavoro è stato spesso interpretato come difesa del posto di lavoro: un lavoratore non può essere licenziato senza giusta causa. Eppure proprio questo aspetto viene oggi da molti messo in discussione: una maggiore libertà di licenziare, ritengono alcuni sostenitori del libero mercato, indurrebbe le imprese a investire di più, nella consapevolezza di poter licenziare i dipendenti in momenti di crisi. Per altri invece questa maggior libertà di licenziare renderebbe solo più drammatica la condizione di vita dei lavoratori dipendenti.