La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.
Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
Che cosa significa? L’art. 47 afferma uno dei principi fondamentali della cosiddetta “Costituzione economica”: quello della tutela del risparmio.
Il suo aspetto più importante è la difesa del valore della moneta, in quanto questa rappresenta uno dei fattori dell’equilibrio economico. Lo Stato non può esercitare direttamente l’attività creditizia (cioè prestare soldi), ma esercita funzioni di controllo per evitare ai risparmiatori gli effetti negativi derivanti da una gestione scriteriata del credito da parte di banche o di società finanziarie. Gli organi preposti al controllo delle attività bancarie sono il Ministero dell’economia e delle finanze, il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio e la Banca d’Italia.
Non va trascurato il riferimento alla proprietà della casa e della terra: l’Italia è uno dei Paesi con la percentuale più alta di case di proprietà (non in affitto).
Ma perché...? Il compito che la Costituzione affida allo Stato è diventato nel corso degli anni sempre più difficile. Le forme di investimento e gli strumenti finanziari sono divenuti così complessi che gli organi di controllo non riescono più a mettere al riparo i risparmiatori dai danni provocati da una gestione speculativa del denaro investito. La crisi economica mondiale iniziata nel 2008 è stata originata proprio dalla speculazione sugli investimenti messa in atto da tutti i più importanti istituti bancari dei Paesi industrializzati.
Inoltre da quando non esiste più una moneta nazionale, la lira, ma una moneta europea, l’euro, lo Stato non ha più il potere di emettere moneta o cercare di modificare il suo valore rispetto a quello delle altre monete.
Per utilizzare un’immagine, potremmo dire che se la società fosse una bilancia a due piatti, quello dell’economia peserebbe molto di più di quello dello Stato.