Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Che cosa significa? La giurisprudenza considera i partiti politici strumenti privilegiati «attraverso i quali concretizzare uno stabile rapporto tra sovranità popolare e istituzioni». Nel 2006, la Corte costituzionale ha dichiarato che i partiti sono garantiti dalla Carta costituzionale quali «strumenti di rappresentanza di interessi politicamente organizzati».
I partiti contribuiscono a realizzare «l’assetto democratico» e a individuare la volontà generale «attraverso l’attività di aggregazione delle volontà e dei bisogni degli individui presenti nella società»: per questi motivi la legislazione deve garantire una reale «parità di chances per ciascuna formazione politica nella competizione elettorale».
I partiti politici sono rappresentati in Parlamento dai gruppi parlamentari, la cui natura giuridica è autonoma rispetto al partito di riferimento (sono quindi realtà distinte, anche se in genere un gruppo parlamentare è espressione di un partito). Ai deputati e ai senatori è garantito il libero esercizio del mandato parlamentare, ovvero l’autonomia d’azione rispetto al partito d’appartenenza.
Ma perché...? I partiti politici, almeno fino ad ora, costituiscono una componente fondamentale della vita democratica di un paese. Rappresentano idee diverse e gli elettori votano il partito che trovano più vicino ai loro valori e ai loro interessi. Sono però ricorrenti le critiche contro i partiti: troppo lontani dalla realtà concreta, formati da “politici di professione”, interessati solo alla propria sopravvivenza ecc. (in realtà, le critiche l’opinione pubblica muove oggi ai partiti non sono così diverse da quelle di cento anni fa). Nonostante questo, i partiti, come realtà associative, resistono: alcuni scompaiono nel corso degli anni, altri si scindono in partiti diversi, in alcuni casi si fondono.
Oggi ci si chiede se le possibilità di comunicazione e interazione messe a disposizione da Internet possano modificare le forme della politica, rendendo obsoleti i partiti. Internet rende possibili contatti più diretti, una rapida diffusione delle notizie, una facilità di partecipazione alle decisioni. Ma anche questa forma di “democrazia virtuale” non è esente da critiche: come essere sicuri di chi partecipa? Come evitare che a partecipare siano solo una ristretta minoranza?