Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.
La legge può, per l’ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica.
Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.
Che cosa significa? L’art. 51 rappresenta una specificazione del principio di uguaglianza in merito all’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive.
Quanto al secondo comma, per la giurisprudenza più recente non vi è nulla che vieti ai non cittadini l’esercizio di impieghi pubblici, “purché ciò avvenga in modo ragionevole e tale possibilità sia prevista per legge o sia affidata dalla legge alla discrezionalità delle singole amministrazioni”.
Circa il terzo comma, la Corte costituzionale ha riaffermato l’importanza della norma che garantisce il diritto alla conservazione del posto di lavoro, giudicandola “coerente e necessaria derivazione dei principi e valori supremi e fondamentali affermati negli artt. 1, 2, 3 e 4 della Costituzione”.
Ma perché...? L’aspetto di questo articolo che negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo maggiore riguarda l’accesso delle donne alle cariche elettive. Il confronto con le altre democrazie europee è stato piuttosto impietoso nell’evidenziare una netta prevalenza maschile in Italia, tale da risultare discriminatoria. Per questa ragione sono state introdotte le cosiddette “quote rosa”, ossia un numero minimo di donne tra i candidati alle cariche elettive. In modo più informale, in diversi casi i candidati alle cariche più importanti (sindaci, presidenti di regione…) si sono impegnati con gli elettori a scegliere nella loro squadra un numero significativo di donne.
La pratica delle pari opportunità si estende ad altri ambiti della vita sociale, come nelle offerte di lavoro, che devono essere rivolte a persone di entrambi i sessi, e nel numero di donne presenti nei consigli di amministrazione delle aziende (almeno 1/5).