La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.
Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici.
L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.
Che cosa significa? Il “sacro dovere” di difendere la Patria, come ha spiegato la Corte costituzionale, rappresenta “un dovere collocato al di sopra di tutti gli altri e che nessuna legge potrebbe far venir meno”: tale dovere “proprio perché sacro (e quindi di ordine eminentemente morale) si collega intimamente e indissolubilmente all’appartenenza alla comunità nazionale identificata nella Repubblica italiana”.
La Corte costituzionale ha definito il servizio militare come “la prestazione personale per eccellenza e la più gravosa che possa ammettersi in una società civile e democratica ed in uno Stato di diritto”.
Ma perché...? Il servizio militare svolgeva molte funzioni, almeno nelle intenzioni: addestrava all’uso delle armi in vista di possibili guerre, faceva convivere persone provenienti da regioni diverse, rendeva più autonomi i giovani. Eppure, a partire dal 1972, la legge ha introdotto il servizio civile come alternativa a quello militare; ciò è durato fino in tempi recenti, quando l’obbligo del servizio militare (o civile) è stato addirittura abolito: oggi infatti avviene solo su base volontaria e professionale.
Quali sono le cause di questi cambiamenti? Innanzitutto ragioni di ordine etico, ossia il rifiuto da parte di molti di imbracciare le armi. In secondo luogo, la percezione collettiva che non sia più necessario disporre di un vasto esercito, data la condizione di pace in cui l’Italia si trova. Infine, la convinzione che tutte le funzioni non specificamente di addestramento militare siano ormai svolte in altri modi (viaggi, soggiorni di studio…).