È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica.
Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.
Che cosa significa? Questo articolo stabilisce che alcuni senatori non vengono eletti, ma diventano tali o in quanto ex-Presidenti della Repubblica o perché scelti dai Presidenti della Repubblica per i loro meriti.
Circa l’art. 59, la questione più discussa dalla giurisprudenza concerne il numero complessivo dei senatori di nomina presidenziale che possono far parte contemporaneamente del Senato. Fino agli anni Ottanta, la dottrina è stata concorde nel ritenere che essi non potessero essere più di cinque, indipendentemente dal fatto che fossero stati nominati dal Presidente in carica o da uno dei suoi predecessori. Questa prassi è stata interrotta prima dal Presidente Pertini, che nel 1984 nominò due senatori a vita pur essendovene già cinque di nomina presidenziale, e successivamente dal Presidente Cossiga, che nel 1991 designò quattro senatori.
Ma perché...? Nominare senatori a vita ha avuto per decenni uno scopo più onorifico che politico: è stato un modo per onorare personalità di prestigio e gli ex-Presidenti della Repubblica.
La discussione sui senatori a vita è tornata di grande attualità nel corso della XV legislatura (2006-08), quando il loro voto si rivelò più volte di fondamentale importanza a causa del ridotto scarto di seggi che separava maggioranza e opposizione. Tuttavia, poiché i senatori di diritto sono equiparati a tutti gli effetti ai senatori elettivi, secondo la dottrina “nessun obbligo, nemmeno di correttezza, incombe sui senatori a vita di astenersi dal voto”.
Nuovamente la discussione si è accesa nel 2011, quando è stato nominato senatore a vita Mario Monti, che subito dopo è diventato Presidente del Consiglio e ispiratore di una forza politica che ha partecipato alle elezioni.