Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.
Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.
Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.
Che cosa significa? Questo articolo rende esplicito il fatto che il sistema italiano si fonda sul rapporto di fiducia fra il Parlamento e il Governo che, per restare in carica, deve avere il consenso della maggioranza dei deputati e dei senatori.
Una volta formato il Governo, il Presidente del Consiglio ha l’obbligo di illustrare il programma di governo di fronte alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica, che sono chiamati a votare («per appello nominale») una mozione di fiducia, ovvero un atto con il quale viene formalizzata l’approvazione del programma di governo. Se il governo ottiene la fiducia può iniziare a esercitare le proprie funzioni. Al contrario, se le Camere non concedono la loro fiducia il Governo decade.
Il Parlamento ha la facoltà di negare la propria fiducia all’Esecutivo anche durante il corso della legislatura: ciò può avvenire attraverso una mozione di sfiducia chiesta da almeno un decimo dei componenti di una delle due Camere. Se la mozione di sfiducia viene approvata, il Governo decade e deve dimettersi.
Ma perché...? Quando un governo perde la fiducia, il Presidente non scioglie le Camere. Sarebbe infatti un atto contrario alla Costituzione. Dato che l'Italia è una Repubblica parlamentare, infatti, ad essere eletto è il Parlamento e non il Governo. La confusione nasce dal fatto che negli ultimi anni, anche per effetto delle leggi elettorali, i partiti si presentano agli elettori con un candidato premier e una serie di alleanze, ma ciò non significa che gli italiani eleggano un governo. D'altro canto, proprio in base alle norme costituzionali, i parlamentari una volta eletti possono decidere di cambiare partito, di fondarne uno nuovo, di votare in modo diverso dai propri compagni di coalizione.
In caso di crisi di governo, infatti, il Presidente della Repubblica ha la piena facoltà di conferire un nuovo incarico che si può concludere con la formazione di un governo sostenuto da una maggioranza diversa da quella indicata dagli elettori.
Di conseguenza sono possibili tanto maggioranze a sostegno di un governo di legislatura eletto, quanto maggioranze formatesi in epoca successiva alle elezioni e svincolate dal modo in cui i partiti si erano contrapposti durante la campagna elettorale.